Ormai è risaputo, il nostro esecutivo ha in uggia le teorie sul cambiamento climatico e qualunque proposta di innovazione che cerchi di governare il rischio climatico.
Questo fenomeno, l'uggia e il fastidio, si sono manifestati recentemente sul Giornale e su Libero. Il freddo degli ultimi giorni, di questo inverno "perfetto" ha subito permesso a qualcuno di gridare alla "morte" della teoria del riscaldamento globale. Si sa, i più confondono la climatologia con la meteorologia. La crociata contro il cambiamento climatico è stata notata e segnalata da Pietro Greco qua, (grazie Darwin).
Ora, probabilmente l'aumento di mezzo grado, medio della temperatura dall'inizio del secolo, potrebbe essere un abbaglio, statistico. Anche l'aumento medio previsto nei prossimi vent'anni, è effettivamente tutto da dimostrare e da comprovare. Modelli soddisfacenti, da questo punto di vista, credo che non ne esistano. E che dice il contrario, mente.
C'e' pero' un fenomeno incontrovertibile che dovrebbe farci riflettere: L'accumulo di CO2 nell'atmosfera.
L'accumulo di CO2 nell'atmosfera, nonostante sia contestato da alcuni, è per la comunità scentifica un dato abbstanza consolidato. La maggior parte dei climatologi è convinta che dall'epoca preindustriale la quantità di CO2 si stia accumulando nell'atmosfera. E che questo fenomeno ha avuto una preoccupante impennata sulla fine del ventesimo secolo.
Grazie alle "carote" estratte dai ghiacciai antartici, c'e' chi ritiene di possedere una stima abbastanza affidabile della quantità di CO2 presente nell'atmosfera terrestre.
E a guardare la tendenza c'e' di che preoccuparsi. Se un contemporaneo di Shakespeare respirava aria contenente 280 parti per milione di C02, oggi l'aria che respiriamo ne attualmente circa 380 parti per milione (ppm). Farà bene? Farà male?
Per certo, il dato ha il pregio dell'oggettività.
Credo che nonostante l'inverno rigido, ci sia di che preoccuparsi. Con buona pace dei desideri di moratoria della moratoria del CO2.
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