24 giu 2008

Questo è un post pedagoggico..,

Scherzi a parte. La ragione del titolo è che in questo post avrei potuto infilare una serie di "Lo sapevate che.." del tipo: "Lo sapevate che in Africa i cellulari sono utilizzati come borsellini?
Il tutto per segnalare questo bell'articolo del New Scientist: "L'antropologo del cellulare".
L'articolo, per quanto breve, è estremamente interessante.
Per quanto l'articolo sia relativo al fenomeno dell'uso del cellulare, dal punto di vista "antropologico", il fenomeno analizzato è tutti i giorni sotto i nostri occhi. Ma forse non siamo così pronti a notarlo.
Nelle società collettiviste, il cellulare viene frequentemente personalizzato dal proprio possessore e serve a ribadisce la personalità della singola identità.
Nelle opulenti società occidentali, il cellulare denota invece il proprio status sociale. In Africa invece, in paesi che non hanno un rete telefonica fissa, è uno strumento base di sopravvivenza. Viene personalizzato per supportare 2 o più SIM, così da poter utilizzare il piano tariffario più conveniente, questo capita in Uganda. Le persone la stanno molto attente anche ai centesimi della valuta locale, e chiamano i loro contatti direttamente con l'operatore di appartenza. E' come se qua in Italia ci proccupassimo di mettere la SIM di Wind per chiamare i nostri amici di Wind o e passassimo a quella TIM quando dobbiamo chiamare un abbonato TIM.
In altri paesi, sempre dell'Africa, il cellurare viene invece usato come un borsellino per trasferire soldi da un villaggio all'altro. La le banche non ci sono e a questo punto non servono, basta un centro ricarica.

Vi lascio all'articolo, ma oltre alle considerazioni sull'inventiva e la fantasia che la razza umana dimostra su questo pianetino, trovo interessante la conferma di un concetto: il cellulare è la quint'essenza della tecnologia ibridante. L'oggetto tecnologico, da essere uno strumento esterno al corpo, un utensile, diventa alla fine una parte del se.

22 giu 2008

Frankly, My Dear, I Dont Give A Damn!

Stasera, scanalando su Rai 3, ho incrociato gli ultimi minuti di "Via col vento". Erano le scene in cui trapassa la povera Melinda e Rhett Butler pianta brutalmente Rossella ("Sinceramente me ne infischio!").
Via Col Vento è un classico eterno. Una di quelle cose che ti permettono di comprendere il ventesimo secolo, un bel fumettone, diciamocelo pure!
Un bel fumettone denso di accenni a contenuti ben più impegnativi della semplice storia sentimentale, la schiavitù, la tragedia della guerra, il paternalismo terriero.
Tante belle cose, ognuna delle quali, meriterebbe un film intero di approfondimento.
Ecco, in tutto questo, quello che dice la voce fuori campo dopo la dipartita di Rhett: "Tara, torna alla terra, dalla terra troverai forza.." (Vado a braccio) .
Ecco questo consiglio, dopo un matrimonio, un figlio e un marito (se non erro) morti, una guerra civile, la dipartita di genitori e di amici.
Dopo tutto questo, dicevo , il bel consiglio sul fatto che la terra è per sempre, mi è sempre sembrato "debole".
Voglio dire, una persona perde tutto e il consiglio è: visto che ti è rimasta la terra, datti alla terra.
Personalmente non comprendo il valore salvifico e morale della terra.
Deve trattarsi allora di un consiglio del tipo : se la vita ti ha dato dei limoni, è meglio se ti metti a fare delle limonate.
Cioè se alla Rossella fosse rimasto un sacchetto di diamanti grezzi, avremmo avuto la frase "Diamonds are a girl's best friend?".
Insomma il consiglio di tornare alla terra perché la terra è sicura, suona un po' da agente immobiliare e non mi ha mai convinto. Alla luce di tutto quello che accade nel film, con gli sconvolgimenti narrati, mi è sempre sembrata una via d'uscita debole.
Comunque la frase finale:"Domani è un altro giorno", nella sua abbagliante semplicità, redime tutto il resto.