Il governo, forse per rappresaglia nei confronti di una regione "Rossa", la Sardegna, effettuerà lo switchover al digitale terrestre entro la fine di questo mese.
Detto in altre parole, spegnerà da tutti i ponti ripetitori il vecchio segnale analogico, trasmettendo solo quello digitale. Quindi tutti gli utent della Sardegnai, paganti del canone ma non in possesso di decoder digitale terrestre, il giorno del cambio, finiranno al buio.
Ma che bella cosa.
Sinceramente non capisco il razionale di affrontare in questo modo e con queste tempistiche un passaggio così delicato. Per dare un'idea, i televisori con decoder digitale incorporato si vendono da poco più di un anno nei negozi e neanche tutti i modelli.
L'italia ha intenzione di completare il passaggio entro il 2010. Questo vuol dire che il mio televisore Sony, il recorder digitale, il vecchio VCR, diventeranno tutti inadeguati a recevere il segnale. Dovrò aggiungere uno scatolotto (il decoder) per far funzionare il televisore, ma come farò con il VCR e il recorder digitale, che sono apparecchi dotati di tuner televisivo?
Non lo so, almeno io avrò due anni per pensarci. I sardi invece pochi giorni.
Mi chiedo chi abbia preso la decisione di rendere di colpo obsoleti tutti gli apparecchi di un'intera regione. Non capisco perchè non si sia scelto uno switchover più dolce.
I vantaggi del digitale, sulla carta, saranno una gran quantità e non starò ad elencarli in questa sede.
Ma perchè fare questa operazione a tappe così forzate? C'e' la necessità di tagliare sui costi operativi della rete analogica? C'e' per caso da salvare un canale che altrimenti rischia di andare sul satellite?
Qua è possibile trovare un approfondimento (sole24ore) che però,a mio avviso risuona un pò troppo propagandistico. Sono assolutamente convinto delle superiorità tecnologica della piattaforma digitale (e anche di alcuni suoi difetti di cui nessuno parla).
Non mi convincono invece i mezzi e i tempi. Nel Regno Unito lo switchover avverà non prima del 2012. La mia impressione è che gli Italiani dovranno sborsare un bel pò di soldi per adeguare i pripri apparati. E questo cambio avverrà precipitosamente. Magari è solo una mia impressione.
E poi mi chiedo: Ma in Sardegna non si sono innervositi? Hanno realizzato che dovranno essere le cavie di questo esperimento nazionale?
Qualcuno ha qualche info in più?
15 ott 2008
13 ott 2008
Terror from the deep (the aftermath)
Un po' di persone mi hanno detto di aver trovato questa storiellina intrigante.
Mentre la scrivevo di getto, lo scorso Febbraio, gli eventi erano ancora in corso ed era difficile distinguere tra i fatti e le illazioni.
A distanza di mesi, però, sono emerse alcune informazioni aggiuntive che potrebbero dare un senso a tutto questo.
Ricapitolando: All'inizio del 2008 una serie di guasti a cavi sottomarini isolò il medioriente dal resto del mondo. Furono stati necessari un po' di giorni per ripristinare la situazione normale. E durante il ripristino i collegamenti sia Internet che telefonici di tutta l'area, ma in particolare dell'Iran e dell'Irak, furono intermittenti.
Ora, per puro caso, questa settimana mi stavo chiedendo quali fossero i paesi che accettano valute differenti dal dollaro per comprare il petrolio.
Ho scoperto che attualmente ce ne sono due: il Venezuela e l'Iran.
Un tempo anche l'Iraq aveva annunciato che avrebbe utilizzato l'Euro per le negoziazioni in petrolio, poi ci fu l'invasione, e le cose cambiarono. Adesso il nuovo governo non sembra aver intenzioni di mettere in discussione quale sia la valuta corretta da utilizzare.
Di questi due paesi, il Venezuela e l'Iran, in particolare l'Iran aveva annunciato proprio l'8 Dicembre del 2007, l' intenzione di trattare il proprio petrolio in valute differenti dal dollaro.
In questo comunicato si preannunciava anche, per il 17 Febbraio del 2008, l'apertura della Borsa del petrolio Iraniano.
Effettivamente a Febbraio, nonostante i problemi legati alle interruzioni della connettività, la borsa di Kish venne aperta ufficialmente.
A questo punto se siete arrivati fin qua, vi siete fatti probabilmente una di queste due idee.
1) Che il taglio di 6 cavi in una settimana sia un evento fortuito.
2) Che effettivamente qualcuno si sia dato da fare sul fondo del mare, magari per compiere un atto intimidatorio.
Se siete della seconda idea, provate a chiedervi quale nazione possa avere l'interesse, le tecnologie e i mezzi per compiere questo lavoretto.
In un mondo caotico e multilaterale come quello odierno, anche il fatto di poter dimostrare di essere in grado di compiere un'operazione simile, è sicuramente un bel deterrente.
Mentre la scrivevo di getto, lo scorso Febbraio, gli eventi erano ancora in corso ed era difficile distinguere tra i fatti e le illazioni.
A distanza di mesi, però, sono emerse alcune informazioni aggiuntive che potrebbero dare un senso a tutto questo.
Ricapitolando: All'inizio del 2008 una serie di guasti a cavi sottomarini isolò il medioriente dal resto del mondo. Furono stati necessari un po' di giorni per ripristinare la situazione normale. E durante il ripristino i collegamenti sia Internet che telefonici di tutta l'area, ma in particolare dell'Iran e dell'Irak, furono intermittenti.
Ora, per puro caso, questa settimana mi stavo chiedendo quali fossero i paesi che accettano valute differenti dal dollaro per comprare il petrolio.
Ho scoperto che attualmente ce ne sono due: il Venezuela e l'Iran.
Un tempo anche l'Iraq aveva annunciato che avrebbe utilizzato l'Euro per le negoziazioni in petrolio, poi ci fu l'invasione, e le cose cambiarono. Adesso il nuovo governo non sembra aver intenzioni di mettere in discussione quale sia la valuta corretta da utilizzare.
Di questi due paesi, il Venezuela e l'Iran, in particolare l'Iran aveva annunciato proprio l'8 Dicembre del 2007, l' intenzione di trattare il proprio petrolio in valute differenti dal dollaro.
In questo comunicato si preannunciava anche, per il 17 Febbraio del 2008, l'apertura della Borsa del petrolio Iraniano.
Effettivamente a Febbraio, nonostante i problemi legati alle interruzioni della connettività, la borsa di Kish venne aperta ufficialmente.
A questo punto se siete arrivati fin qua, vi siete fatti probabilmente una di queste due idee.
1) Che il taglio di 6 cavi in una settimana sia un evento fortuito.
2) Che effettivamente qualcuno si sia dato da fare sul fondo del mare, magari per compiere un atto intimidatorio.
Se siete della seconda idea, provate a chiedervi quale nazione possa avere l'interesse, le tecnologie e i mezzi per compiere questo lavoretto.
In un mondo caotico e multilaterale come quello odierno, anche il fatto di poter dimostrare di essere in grado di compiere un'operazione simile, è sicuramente un bel deterrente.
Iscriviti a:
Post (Atom)