In questi giorni è tornato in auge il dibattito sulla legge elettorale, seppur in chiave Europea. Il pendolarismo obbligandomi "all'arricchimento" cognitivo forzoso dovuto all'ascolto della Radio, mi permette di cogliere alcuni spunti. Ho infatti modo di ascoltare gli interventi degli ascoltatori, della persone comuni, che chiamando in trasmissione, hanno la possibilità di esprimere il proprio pensiero.
Un intervento sentito giusto stasera, mi ha illuminato.
La discussione verteva sulla legge elettorale per le prossime elezioni Europee. Tra il punto di vista del Cavaliere nazionale e quello degli oppositori. Preferenze si, preferenze no, sbarramento si, oppure no, al 3% al 4% al 5%.
Insomma, dato l'assunto che il sistema elettorale perfetto non esista, tutta questa discussione era molto tecnica e speculativa allo stesso tempo.
Ad un certo punto telefona questo ascoltatore e apre così:
"Insomma basta con questa storia della legge elettorale e con le preferenze, noi cittadini non siamo in grado di valutare cosa fanno i nostri eletti in parlamento.
Non siamo proprio in grado di valutare queste cose. E' roba troppo tecnica.
Secondo me dovremmo una volta eletto quello che ci da fiducia, dovremmo far scegliere a lui chi mandare in Europa.
Tanto vale mandare quello che ci piace di più e chiuderla li"
Naturalmente il conduttore della trasmissione ha fatto un vano tentativo di spiegare all'ascoltatore come il suo ragionamento fosse ad un passo da delegittimare qualsiasi democrazia rappresentativa.
Ma, stasera non mi interessa approfondire il punto di vista delirante di chi ha telefonato. Cerco invece di immaginare che cosa persone simili abbiano in testa.
Quali tipo di pensieri devono coltivare per partorire con naturalezza concetti da "Democrazia incompiuta".
Che cos'è, che valore ha la rappresentanza per una persona che afferma la sua incapacità di comprendere e alla fine di valutare l'operato dei propri rappresentanti?
Con quale motivazione una persona simile va in una cabina di voto e vota? Cosa lo spinge e lo motiva ad uscire di casa a fare questa fatica?
Qual è il valore del voto?
Poi un'illuminazione.
La scelta.
Per questa persona qua, il valore del voto è legato unicamente alla possibilità di scegliere.
Il ragionamento è più o meno questo:
"Non so cosa faranno i miei rappresentanti, non riesco a capire e a valutarli. Allora l'unica libertà che ho è scegliere. E' comunque l'unica opzione che posso esercitare.
Scegliere questo invece di quello. Questo mi piace, quello no. Eleggo questo"
Questa è l'incarnazione e l'espressione della democrazia per questi elettori.
Un dovere che si fa in una cabina elettorale, nel momento in cui si è chiamati a farlo. Inizia e finisce li. Il problema è che se si abdica la possibilità di scegliere e di comprendere, con quali elementi possiamo preferire un candidato ad un altro?
provo a mettere giù un altro concetto.
La Democrazia è un prodotto.
Ma si, è così che questi se la devono immaginare. Nel momento in cui si abdica la volontà di approfondimento e di comprensione non rimane altro. C'è solo l'opzione di scegliere. Prendere o lasciare qualche cosa.
E' come se ci fosse un grande supermercato dove puoi entrare gratuitamente. Ogni cittadino ha diritto di entrare. Quando ci sono le elezioni, può e deve entrare e scegliere il prodotto, candidato, che gli piace di più. Scegliere un candidato è come scegliere un sapone o un cappotto. Una scelta guidata dalla preferenza come quella che si compie per scegliere il colore del cappotto o la schiuma da barba.
E' un diritto scegliere il candidato.
Poi, il candidato eletto andrà al governo e incarnerà in qualche modo la fiducia dell'elettore.
L'elettore non deve valutare con il microscopio quello che fanno i rappresentanti ed entrare nel merito. Il suo scopo fidarsi e verificare la tenuta della fiducia alle prossime elezione.
Deve fidarsi del candidato e votare con "la pancia".
Probabilmente questo genere di elettori esiste in tutte le democrazie civili. Sono la fascia d'elettorato che si conquista a colpi di slogan e probabilmente rimangono anche più fedeli. Più tetragoni e stolidi nei loro convincimenti. Probabilmente ogni schieramento politico ha i suoi.
Certo se questi iniziano a diventare una percentuale rilevante del corpo elettorale, allora la musica cambia.
E può cambiare in modo inquietante.
Spero per il bene del nostro paese che il gentile ascoltatore di ieri sera sia un caso isolato. E che da queste parti ci si pregi, indifferentemente a quale schieramento si appartenga, di continuare ad usare la testa.
29 ott 2008
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4 commenti:
È così. È il mezzo più conveniente che finora si è riusciti a mettere in piedi contro il totalitarismo: ogni 4/5 anni sarai giudicato dal popolo. Gli Americani, pragmtici, hanno aggiunto: e lo farai per 2 volte al massimo. Il resto è utopia, pare.
Si, lo diceva anche Churchill.
Ma qua il problema non è la democrazia, imperfetta.
Il problema a mio avviso e' il metodo. Come ti giudica il popolo. Se il poppolo sente di doverti giudicare in base alla simpatia e alla propaganda e non sente il dovere morale di giudicare i fatti, se insomma l'elettorato non vigila.
A quel punto si fa presto a scivolare lungo la china della Democrazia populista al regime padronale.
Si fa presto a scambiare i fatti per le opinioni e dalle opinioni passare sul terreno ancora più sfuggente (e manipolabile) delle sensazioni e delle emozioni.
Un'involuzione di cui e' facile vedere esempi in giro.
Il discorso: "Lasciatelo fare, che lui lavora per noi" e' prodromico ad un sacco di cose bruttine.
Comunque non sono soddisfatto del post. Più tardi ci metto mano.
Tesoro, temo che tu ti sia perso qualcosa in questi ultimi dieci anni...hanno vinto loro!!!! son diventati maggioranza!!! Loro! gli elettori di cui sopra, quelli che giudicano sulla simpatia, quelli che sono attratti dalla capacità di far battute (e nessuno le dice bene come Berlusconi le barzellette...così bene che anche le sue promesse elettorali paion battute...)quelli che non vedono l'ora di delegare, che pensano per slogan e non più di tre minuti al giorno (beh, sennò poi il cervello si consuma...). A sentire in giro i discorsi che si fanno, la facilità con cui si sentenzia, la superficialità nell'abbracciare certe opinioni, l'incapacità di vedere oltre certe demagogiche esternazioni e di mettere in dubbio quanto ci danno da bere, la fatica nel farsi un'idea propria, e il fastidio verso chi sussurra parole diverse, controcorrente mi fanno pensare di vivere tra zombie... Ho voglia di scappare...ma sarà così anche il resto del mondo?
(chiedo venia: il post era lungo, non so se ho capito tutto, forse sono andata fuori tema ma la mania di protagonismo mi ha spinto a scrivere lo stesso. Perdonata?)
Ma come, io correggo il post in divenire e tu me lo commenti?
Comunque si, il punto e' quello.
Dopo aver sentito quella persona in trasmissione, mi sono reso conto di come questa fosse molto più in linea con lo spirito dei tempi.
Ti risparmio Baricco e i barbari che stanno arrivando, ma ho 'impressione che qua il problema non sia solo Italiano.
Una cosa è certa, il loro numero aumenta. Sarà qualcosa nell'aria, nell'acqua o nelle antenne dei cellulari o negli artefatti della compressione della TV digitale...
E tronco qua, perchè sono di cattivo umore e potrei scrivere cose a cui magari non credo veramente.
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